Quando si parla di sella, tanti ciclisti immaginano subito un cuscino soffice o, al contrario, una tavoletta rigida che non perdona. Eppure, la verità è più sfumata di così. In negozio, aprendo il catalogo o guardando online, ci si imbatte in modelli più spessi, altri quasi privi di imbottitura, e ci si chiede: “Ma alla fine, quale dovrei scegliere?”
In questa guida cercheremo di rispondere a questa domanda, esplorando i pro e i contro di una sella morbida rispetto a una più dura (o, se preferite, meno imbottita). Scopriremo come entrano in gioco scafo e telaio e quali fattori considerare in base al nostro peso, al tipo di ciclismo e al comfort che cerchiamo.

Perché la sella morbida sembra così invitante
All’inizio, ammettiamolo, la sella morbida attira. Se la tocchiamo con la mano, dà una sensazione di piacevole sofficità che fa pensare: “Con questa non avrò più dolori al fondoschiena.” In effetti, al primo impatto, un’imbottitura consistente appare più accogliente, soprattutto per chi si è avvicinato da poco al mondo delle due ruote o per chi vuole semplicemente evitare qualsiasi fastidio su brevi percorrenze.
Ma c’è un “ma”: quella stessa morbidezza, proprio perché è più cedevole, tende a deteriorarsi in tempi più brevi. In tanti scoprono, con un misto di delusione e sorpresa, che dopo qualche mese o qualche migliaio di chilometri, l’imbottitura mostra segni di cedimento, affondando nel punto in cui le ossa ischiatiche fanno pressione. Così la sella, inizialmente accogliente, finisce per diventare addirittura scomoda.
I rischi di una sella troppo molle
Quando l’imbottitura è eccessivamente soffice, può succedere che il bacino si muova di più. Si crea una sorta di “saltellamento” continuo, soprattutto quando spingiamo sui pedali o su terreni irregolari. Questo rimbalzo non è affatto un amico dell’efficienza: fa perdere watt preziosi, perché parte della nostra energia invece di trasformarsi in spinta si disperde. Inoltre, il continuo oscillare può finire per irritare la zona del perineo, proprio perché le ossa sprofondano a volte in modo asimmetrico.
C’è anche un altro aspetto: la sella molto morbida distorce la percezione della posizione in bici. Magari pensiamo di stare appoggiati correttamente, ma in realtà il bacino si inclina più da una parte. Senza accorgercene, potremmo iniziare a pedalare fuori asse, favorendo l’insorgere di dolori o fastidi strani.
Vantaggi di una sella più rigida o con imbottitura minima
Al polo opposto troviamo le selle “dure”. Non parliamo di modelli in pietra, ovviamente, ma di una sella con poca imbottitura: uno scafo di qualità (talvolta in carbonio) e un rivestimento essenziale. A un occhio inesperto, possono apparire ostiche. Invece, se scelte con la forma e la larghezza giusta per il nostro corpo, spesso regalano più stabilità e meno dispersione di potenza. Si evita l’effetto “molla”, si ha un appoggio più fermo e regolare, e si riducono i movimenti indesiderati del bacino.
Chi la prova per la prima volta, certo, potrebbe aver bisogno di un breve periodo di adattamento. Un appoggio più rigido, specie se si arriva da anni di selle morbidissime, può inizialmente sembrare spartano. Ma se il design e la misura rispettano la conformazione del ciclista, col tempo può risultare addirittura più confortevole (oltre che più performante).
Scafo e telaio -Più importanti di quanto pensiamo
Spesso, quando parliamo di comodità, pensiamo unicamente all’imbottitura. In realtà, anche lo scafo (la struttura su cui poggia la sella) e il telaio (le due “guide” che corrono sotto la sella, in acciaio, titanio o carbonio) giocano un ruolo determinante. Un buon scafo in carbonio, pur restando sufficientemente rigido, può offrire una micro-flessibilità utile ad assorbire piccole vibrazioni. Lo stesso vale per il telaio in carbonio o in materiali di fascia alta, che si flette in modo controllato, fornendo un sostegno dinamico e duraturo.
Se scafo e telaio sono di scarsa qualità, la sella tende a deformarsi presto o addirittura a piegarsi su un lato. Ciò crea “false dismetrie”, ovvero il bacino potrebbe apparire ruotato o sbilanciato, mentre il vero problema è una sella ormai alterata. In questo caso, un ciclista potrebbe iniziare a soffrire di dolori, foruncolosi, o sfregamenti localizzati. E non servono grandi differenze: a volte basta una piccola piega, impercettibile a occhio nudo, per influire sul comfort e sulla biomeccanica della pedalata.
Un discorso di peso e abitudini
Un fattore che spesso condiziona la scelta della durezza della sella è il peso del ciclista. Se il peso è elevato, una sella troppo soffice rischia di affondare in modo eccessivo, degradandosi in poco tempo. In tal caso, può essere più sensato orientarsi verso una sella più rigida, in grado di reggere pressioni importanti e durare più a lungo. Se, invece, il ciclista è leggero, quella stessa sella rigida potrebbe risultare eccessivamente secca. Ecco perché non esiste una regola fissa buona per tutti: l’unica via è trovare l’equilibrio tra sostegno e comfort, e il nostro peso rientra tra gli aspetti da considerare con attenzione.
Allo stesso modo, il livello di esperienza influisce. Un ciclista alle prime armi, che fa poche decine di chilometri a settimana, potrebbe preferire un’imbottitura più generosa, perché in sella sta meno allenato e qualsiasi piccolo dolore viene avvertito maggiormente. Un ciclista evoluto, abituato a pedalare con costanza e dotato di un buon “fondo sella”, potrebbe trovarsi meglio con un modello più duro, puntando alla stabilità di appoggio e a una migliore resa della pedalata.
Strada, Mtb, Gravel – Cosa Cambia
Quando si pensa allo sterrato (Mtb o Gravel), viene automatico immaginare sollecitazioni più forti, e quindi si potrebbe credere che occorra una sella super imbottita. In realtà, chi pedala in Mtb si alza spesso sui pedali, specialmente in discesa o nei tratti sconnessi, e si muove continuamente avanti-indietro sulla sella. L’impatto di una sella morbida o dura si avverte, ma non in modo assoluto. Molti biker preferiscono una sella non troppo morbida, per avere un appoggio stabile quando risalgono in sella dopo un tratto in piedi.
Nel gravel, invece, si sta più tempo seduti rispetto alla Mtb tradizionale, perché le discese non sono così estreme. Qui, un modello leggermente più imbottito potrebbe far comodo a chi affronta lunghi sterrati, ma sempre tenendo presente che se l’imbottitura è esagerata, col passare dei chilometri potrebbe creare pressioni indesiderate sul perineo. Quindi, come sempre, ci vuole equilibrio (e un pizzico di test personale).
Cosa dire delle selle full carbon
Alcuni ciclisti, magari affascinati dall’estrema leggerezza, si chiedono se una sella in carbonio nudo (completamente priva di copertura imbottita) possa essere la scelta definitiva. La verità è che si tratta di un prodotto di nicchia. Non tutti la tollerano. C’è chi lamenta una sensazione di scivolamento continuo, perché la superficie in carbonio non offre attrito come un normale rivestimento. E, a livello di comfort, un minimo di imbottitura aiuta a diminuire le vibrazioni sulla zona sensibile del bacino.
Se si vuole puntare a una sella leggerissima, si può scegliere un modello con rivestimento leggero e scafo in carbonio, che spesso risulta più equilibrato. Le full carbon vere e proprie, che si vedono in giro, sono sempre meno diffuse e di solito chi le sceglie lo fa per motivi agonistici estremi o per pura passione verso la leggerezza.
Selle con imbottitura 3D – Una nuova frontiera
Tra le novità degli ultimi anni ci sono le selle con imbottitura stampata in 3D. Alcune, in passato, erano troppo morbide e finivano col cedere nel tempo, ma i modelli più recenti sembrano aver trovato un buon equilibrio. Queste imbottiture offrono aree con densità differenziate, migliorano la ventilazione (l’aria circola attraverso la struttura 3D) e, unendole a uno scafo e un telaio in carbonio, si ottiene un compromesso interessante.
In futuro, c’è chi ipotizza la realizzazione di selle personalizzate “sul momento”, con diverse zone di rigidità in base alle misure anatomiche di ciascun ciclista. Siamo ancora all’inizio di questa evoluzione, ma il potenziale è elevato. Se vi affascinano le nuove tecnologie, tenete d’occhio questi modelli.
Regolazioni – Come compensare un’imbottitura più scarsa
Non dimentichiamo che la posizione della sella incide sul comfort tanto quanto il materiale. Una sella molto dura può risultare più accettabile se è regolata in modo che la punta sia leggermente abbassata (senza esagerare, o si rischia di scivolare in avanti). Anche l’arretramento, ossia la distanza rispetto al movimento centrale, va gestito con cura. A volte, un piccolo spostamento di qualche millimetro rivoluziona la sensazione di appoggio e la pressione sulle ossa ischiatiche. Per questo motivo, chi è incerto tra morbido o duro dovrebbe, prima di fare scelte affrettate, provare a regolare al meglio la sella esistente: se risolve i problemi, tanto di guadagnato; se no, è il momento di esplorare nuovi modelli.
Suggerimenti e spunti di riflessione
- Prova e riprova: Nessun consiglio al mondo può sostituire il test personale. Spesso i negozi specializzati offrono la possibilità di provare le selle per qualche uscita. Se ne avete l’opportunità, approfittatene.
- Controlla lo stato della sella nel tempo: Anche un modello inizialmente rigido può diventare più morbido col passare dei chilometri (e viceversa, se si deforma). Se noti cedimenti, strappi o asimmetrie, meglio sostituirla.
- Usa un buon fondello: A volte si pensa che la sella morbida risolverà ogni male, ma un pantaloncino di qualità con fondello adeguato fa già mezza magia. Provare per credere.
- Considera il peso e i chilometri annui: Se pesi molto e macini migliaia di chilometri, una sella troppo soffice potrebbe non essere la compagna ideale. Scegline una più solida, con un telaio di buon livello.
- Non cercare soluzioni estreme: Una sella full carbon su strade piene di buche, solo per risparmiare 30 grammi, può essere un controsenso. Allo stesso modo, una sella tipo divano su una bici da corsa superleggera può creare incongruenze posturali e di efficienza.
Conclusioni
La scelta tra sella morbida o dura non è mai una questione banale. Va bilanciata la nostra fisicità, le abitudini di pedalata e il tipo di terreno che affrontiamo più spesso. Nel tempo, potrebbe capitare di cambiare idea: un ciclista alle prime armi potrebbe iniziare con una sella più imbottita, per poi passare (dopo un po’ di esperienza) a un modello più rigido che garantisce stabilità e mantiene la sua forma più a lungo.
Il segreto sta tutto nel provare, ascoltare il corpo e magari affidarsi anche all’occhio esperto di un biomeccanico o di un negoziante qualificato. Scafo, telaio, materiali e imbottitura sono elementi collegati tra loro e non si può valutare la sella basandosi su uno solo di questi aspetti. Alla fine, trovare la sella giusta, che ci faccia sentire a nostro agio nelle lunghe uscite e non ceda troppo in fretta, è come trovare un equilibrio sottile tra morbidezza e sostegno.
